Quando, nell’autunno del 1943, partì definitivamente per il campo di smistamento nazista di Westerbock da cui sarebbe stata trasferita ad Auschwitz dove fu uccisa il 30 novembre dello stesso anno, Etty Hillesum portò con sé una copia della Bibbia e un dizionario di russo. La ragazza, 29enne, aveva lasciato a casa ad Amsterdam, nella casa del contabile vedovo Hendrick Wegerif, il caro “Han”, un uomo di 62 anni con il quale conviveva “more uxorio” dal ’37, tutti gli altri libri che l’avevano accompagnata negli anni dell’attesa della fine: le poesie e le lettere di Rilke, i romanzi di Dostoevskji, i racconti del “nervoso, inquieto Gogol”, le Confessioni dell’ “austero, ardente Agostino”. Aveva consegnato a un’amica, con la preghiera di pubblicarli, gli undici quaderni che nel corso dei tre anni precedenti la deportazione aveva riempito dei propri appunti e pensieri, riflessioni e preghiere, “delle scorie dei miei eccitati stati d’animo” e delle storie vissute pericolosamente nella stagione della sua conversione spirituale, della sua nascita poetica e della sua grande avventura sentimentale. L’amica, nel dopoguerra, rimise l’enorme zibaldone nelle mani di uno degli ex amanti di Etty, Klaas Smelik e fu il figlio di costui a convincere l’editore olandese J. G. Gaarlandt a pubblicarne una selezione alla fine degli anni Settanta. Quando, il 1° ottobre 1981, l’antologia fu presentata in conferenza stampa al Concertgebouw di Amsterdam, riscosse un successo immediato. Fu ristampata in 26 edizioni, tradotta in 28 lingue, pubblicata in Italia per la prima volta nel 1985. Ma non era, appunto, che un’antologia. Oltre metà del “Diario” era rimasto inedito. L’edizione integrale curata da Klaas A.D. Smelik, tradotta da Chiara Passanti e Tina Montone (conla collaborazione di Ada Vigliani per le parti in tedesco) che è appena uscita da Adelphi (922 pagine, 35 euro) vale oggi a prendere bene le misure – il che non significa ridimensionare – di quello che da un trentennio è considerato uno straordinario documento di forza morale, un’esemplare testimonianza di fede, il capolavoro poetico della giovane martire e mistica che, nell’ora in cui più acuta si faceva la consapevolezza dell’imminente annientamento, tanto più fervidamente seppe esprimere il proprio amore per la vita. Continua a leggere