Un labirinto di storie vere e fantastiche che si snoda attorcigliandosi in verticale e punta arditamente verso il cielo. Una vertiginosa spirale di scaffali che cattura chi ci si addentra a ogni gradino e virtualmente apre su ogni mattoncino – tutti testi multilingue, ben rilegati e chiusi da una copertina – una via di uscita per la tangente verso nuove traiettorie orbitali. Una “Torre de Babele de libros”, edificata a Buenos Aires capitale internazionale della cultura dall’artista Marta Minujín che, impilando sull’altezza di ventotto metri una mole di trentamila volumi, ha dato espressione concreta e massiccia, aerea e simbolica, colossale e spettacolare al singolare approccio latino alla letteratura. L’installazione è temporanea, ma eretta con opere eterne. Sorta per la fiera argentina del libro, sarà smontata già a fine maggio, Ma sia pure per un attimo contiene nella sua fragile griglia lo spirito di una tradizione che da sempre insiste a spalancare libri, biblioteche, librerie e enciclopedie per comprendervi universi multipli, multiformi e meravigliosi.
Un monumento siffatto – di fatto un castello di carte – poteva sorgere solo là dove il realismo è magico e dove si compiono scorribande libresche emozionanti come imprese gauchesche. Dove le indagini erudite sono vissute come scoperte esotiche e le ricognizioni teoriche danno luogo a rivelazioni simboliche. Dove l’impressione del sogno, dell’inaudito, del mistero pervade un’intera tradizione di fatto inesistente e dunque tutta da inventare e da immaginare. Continua a leggere