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Benvenuti a fumettopoli, la città su carta

Schermata 2016-01-26 a 03.14.27L’idea è quella di entrarci dentro, ma senza passare per la porta. Una via di accesso alternativa e sorprendente, avventurosa e divertente alle problematiche dell’architettura, alle complessità della struttura di un edificio o di un progetto urbanistico, è quella che si apre nella cornice di un fumetto: nel riquadro di un comic-strip come nel varco inatteso di una panoramica finestra. Non è affatto un ingresso di servizio, a giudicare dalle visioni spettacolari che si offrono a chi si affacci sulle teche espositive – letteralmente allestite come frame, come le sezioni di una striscia – della mostra Arkitektur-Striper, ovvero Architecture in Comic-Strip Form, aperta a Oslo fino a fine febbraio.

In principio, ovvero all’inizio del Novecento, quando le due forme di espressione figurativa presero a guardarsi reciprocamente con interesse, erano visioni oniriche. Continua a leggere

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Jul, il ritorno del sole

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Poche ore di luce livida, quando il cielo è nuvoloso, o dorata, se il riflesso di un sole remoto accende l’orizzonte nel cielo sereno. Luce di crepuscolo, quasi un ricordo del giorno, che quassù, nel Grande Nord, dà la misura precisa del tempo della notte del mondo. E, tanto più, scandisce la lenta, sospirata, immancabile, eternamente ritornante, grandiosamente festosa uscita dalle tenebre. Il Natale, a Oslo, là dove le ombre lunghe della terra rendono più percettibile la distanza del pianeta dalla sua stella, è un momento quanto mai denso di trepidazione e di attesa. Nel cuore dell’inverno, nel corso della notte più lunga dell’anno, si aspetta con fiducia. Si aspetta l’arrivo della luce, del calore, della vita, ovvero la venuta del Bambino emblema di speranza e di salvezza. Naturale che qui, sin dalle origini e ancora oggi, il significato della Natività cristiana si intrecciasse con le forti suggestioni e la simbologia del passaggio dell’anno. Che il racconto, o l’annuncio, della redenzione si innestasse su un fitto sostrato di credenze e tradizioni ben più antiche della cristianizzazione della landa scardinava. Ebbero buon gioco i missionari della Chiesa di Birka quando, nel IX secolo, diffondendo in terra nordica la buona novella, la collegarono ai riti pagani della vegetazione e alle leggende cosmologiche rurali. A un’analoga strategia, a metà del X secolo, dovettero il loro successo Haakon il buono, sovrano di Norvegia figlio di Araldo Bellachioma, e Aroldo Denteazzurro, il fautore dell’unificazione e della conversione del regno di Danimarca, i quali, per far accettare il nuovo credo alle popolazioni refrattarie, procedettero per progressivi adattamenti della religione cristiana agli usi e alle superstizioni contadine. Per esempio, fu per decreto regale che si legiferò affinché ognuno celebrasse l’Avvento preparando per l’occasione nelle fattorie la propria birra artigianale. Da allora, almeno, per quanto ci è testimoniato da fonti tanto frammentarie ed elusive quanto intriganti e affascinanti, per festeggiare il Natale nelle regioni più settentrionali d’Europa, “si beve lo Jul”, “drikke Jul”, ci si butta alle spalle i rigori dell’inverno con il boccale in mano e si brinda al ritorno del sole.  Continua a leggere

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Ho visto l’assassino da quella finestra

Da Oslo (Norvegia)

Dag SolstadDag Solstad è autore che si legge ridendo a denti stretti. Che sia per la sua declinazione squisitamente norvegese della nota arguzia nordica, o per il particolare mix di ingredienti – provocazione, indignazione, passione letteraria, impegno e disincanto – che rendono unico il sapore dei suoi libri. Umorista malgré soi, «non ho mai avuto intenzioni umoristiche, ma ho un’antenna speciale per captare l’assurdo delle situazioni, che alla fine risultano comiche», dice. Moralista senza mai farti la morale o darti una lezione, sa inchiodarti alla pagina analizzando il passo di un dramma di Ibsen, salvo poi far perdere le staffe e pure il posto al prof che stava spiegando quel passo ai suoi svogliati studenti (accade in Timidezza e dignità). E sa intrigarti con la scena di un delitto che solleva tante domande nel suo testimone da far sì che, alla fine, ciò che interessa meno è proprio la soluzione del caso di omicidio. È quanto accade in La notte del professor Andersen in uscita nei prossimi giorni da Iperborea.

Il Prof. Andersen abita proprio in questo quartiere di Oslo, all’angolo con la sua via. Lei stesso potrebbe aver visto dalle sue finestre la scena criminale cui assiste il suo personaggio. 

Ah sì, guardi (si alza di scatto e indica la casa di fronte): la scena si è svolta proprio là, dietro quella finestra. A dire il vero quando mi è venuta in mente tutta la storia ero in cucina, che dà sul cortile interno, ma la scena mi era parsa nell’insieme un po’ triste e decisamente troppo hitchcockiana, La finestra sul cortile… Così mi sono spostato qui in salotto e, cambiando stanza, sono passato dal cinema alla letteratura.  Continua a leggere

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