Come si fa a scrivere un romanzo bellissimo – che ti cattura e non ti molla più, come una trappola – evitando con cura di tessere la rete di un intreccio, rinunciando a imbastire anche lo straccio di una trama. Come si può attraversare spazi sterminati, percorrendone le distanze smisurate e sondandone i recessi più segreti, senza muovere un passo, senza concedere all’avventuroso esploratore neanche la gioia del più piccolo movimento. E come organizzare il pericoloso incontro fra due anime, chiamate a rivelarsi controvoglia l’una all’altra, facendo totalmente a meno del dialogo. Si fa e si può lasciando perdere mezze misure e mezze vie e spingendosi dritti fino al limite. Quel limite si raggiunge con un viaggio in treno, nello “Scompartimento N.6” di Rosa Liksom (Iperborea), che ha preso due sconosciuti, un uomo e una ragazza, o più precisamente un vecchio criminale russo e una giovane studentessa finlandese, li ha chiusi insieme, da soli, nella stessa cabina ferroviaria e li ha lanciati sui binari della transiberiana oltre i confini orientali dell’Europa fino alle lande più remote dell’Asia. Una situazione narrativamente estrema perché, in una quindicina di giorni di viaggio, di fatto non accade nulla. Una posizione piuttosto scomoda, fisicamente estrema, se il meglio che ci si possa inventare per sgranchirsi è l’andirivieni corridoio-cuccetta o, nel caso di lui, le mattutine flessioni tra i sedili, e se alle rare stazioni in cui si può scendere, ancora all’inizio della primavera, un gelo feroce ti morde le guance e una brina tenace ti si appiccica ai riccioli (al solitario ricciolo scappato fuori dal berretto di lana…). Una estrema tensione – sociale, culturale, politica, generazionale, sessuale – tra i due personaggi protagonisti, che in effetti non sembrano avere molto da dirsi. Ma, detto così, suona ancora piuttosto schematico, e non va bene perché il quadretto, e anzi il sorprendente affresco a tinte forti, dai netti contrasti, orientato su ben decise contrapposizioni geografiche, non è affatto stato studiato a tavolino. Continua a leggere